Non mi preoccupa l’ignoranza che trasuda dalle dichiarazioni dei politici: ci siamo abituati da anni. Quel che mi preoccupa è il dispositivo narrativo, amplificato dai telegiornali governativi attraverso “approfondimenti” imbarazzanti: per la prima volta da 80 anni, la politica italiana torna a giudicare l’Europa utilizzando non argomenti, ma stereotipi.
Il colonialismo, raccontato in stile ottocentesco (e non citando mai la penetrazione commerciale cinese, divenuta imponente); lo scambio del governo col paese (Macron=francesi, salvo smentita, ma solo dopo aver lanciato il messaggio); l’idea di un’Europa antropomorfa (lo scozzese avaro, il francese sbruffone, il tedesco stupidamente rigido) o zoomorfa (il galletto francese, l’orso russo, il leone inglese), che prescinde da un reale desiderio di comprendere la contemporaneità. Stiamo tornando indietro, molto rapidamente. All’Europa del 1914 o del 1939. Ahimè.