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Sindrome dello spogliatoio: cos’è e come affrontarla

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No, io faccio la doccia a casa”. Quante volte abbiamo dovuto dire o ci siamo trovati costretti ad ascoltare questa frase. Il contesto è sempre lo stesso, che si tratti di uno spogliatoio condiviso dopo una partita di calcetto o tennis, oppure in una spa o palestra con gli amici del circolo. La paura di mostrarsi nudo a cospetto di altri uomini, mostrando quindi le proprie parti intime con cui evidentemente non ci sentiamo a nostro agio.

Una sindrome diffusa, che naviga fra i giovani e meno giovani, a prescindere da ceto sociale e provenienza. Una vera e propria paura di non sentirsi conformi al contesto, paura di esibirsi per quello che siamo, a volte andando anche oltre quella che è la realtà. Le dimensioni del pene infatti, da sempre primo elemento di virilità soprattutto nella sfera omosessuale, spesso vengono recepite non proprio come sono: soprattutto in senso negativo.

Questo può avvenire sia da piccoli che da grandi e può pesantemente influire nella sfera sessuale, incidendo sulle prestazioni e l’approccio con il sesso. Si parla di dismorfofobia peniena quando si ha il timore di avere il pene troppo piccolo, troppo grande o troppo curvo, o di avere anomalie del prepuzio e/o del glande. Oltre il 3% delle visite andrologiche hanno alla base come motivazione la paura e la convinzione di avere un pene troppo piccolo, secondo i medici di https://andrologia-internazionale.it/ .

Le cause sono molteplici: ragioni socio-culturali, cause psicologiche, pessime esperienze sentimentali e soprattutto pessima conoscenze del proprio corpo, che spesso ci porta ad avvertire o vedere cose non per come sono realmente. Affinché tale problematica possa essere superata è possibile ricorrere a varie tipologie di terapie, non necessariamente chirurgica, come molti pensano erroneamente.

VI sono terapie di tipo psico-sessuologiche, capace di riformulare una brutta esperienza vissuta magari per la fine di una relazione e portando il paziente al punto zero e aiutandolo a meglio percepire le problematiche vissute, metabolizzandole. Una terapia medica, ma valutabile e dai risultati possibili solo in età pre-puberale. Così è possibile alzare i valori androgenici sierici con testosteroni e stimolazioni gonadotropiniche.

Infine, meno conosciute, tecniche fisioterapiche di elongazione. Hanno origine in culture primitive e aiutano l’allungamento dei muscoli del pene. Infine, l’abusata (nelle intenzioni) come rimedio terapia chirurgica, richiesta nel quasi 100% dei casi da chi credere di essere affetto da pene piccolo. Le dimensioni dei richiedenti, in media, si aggira fra i 4 e i 7 centimetri ed è possibile sia in lunghezza che in circonferenza.