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Piegatura della lamiera: quali sono i metodi migliori?

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Quello della piegatura della lamiera è un processo che pone molte difficoltà. In questo contesto le macchine di lavorazione per lamiera assumono un ruolo fondamentale in quanto la lamiera ha un’elevata variabilità nella risposta alla piegatura. Differenze di colata, tolleranze dimensionali, taglio laser o plasma, e altre lavorazioni fanno sì che ci si trovi ad affrontare ogni volta un pezzo diverso dal precedente. Sistemi in grado di compensare le deformazioni della macchina e di misurare in tempo reale l’angolo ottenuto sono molto utili a chi cerca di offrire un prodotto di qualità senza ridurre i propri margini. Oltre alla precisione e alle tolleranze dimensionali, spesso va preservata anche l’estetica del prodotto finito. Materiali costosi come l’acciaio inossidabile e le lamiere preverniciate richiedono attenzioni particolari e utensili dedicati. 

Il ritorno elastico (in inglese springback) è un fenomeno naturale che deriva dall’elasticità residua del materiale. Dopo aver rimosso la forza di piega, il profilo tenderà ad aprirsi e l’angolo risultante sarà maggiore di 2,5°-3° rispetto al previsto. Negli acciai altoresistenziali, il recupero è spesso tra i 10° e i 25°. Questo effetto può essere compensato piegando il profilo a un angolo più acuto, in modo che sia dell’angolo voluto dopo lo springback. È un metodo chiamato sovrapiegatura ma del tutto empirico visto che si è costretti a procedere per tentativi. Si piega un campione, lo si misura, si correggono le impostazioni della pressa, e poi si piega un altro campione nella speranza di centrare l’angolo corretto. 

Ma chi si occupa di piegatura ha ben chiari anche aspetti quali la scelta degli utensili, il loro perfetto funzionamento, il processo di ritorno elastico dato dalla rimozione delle diverse forze applicate, lo spostamento delle fibre che compongono il materiale con relativo schiacciamento dello spessore nella zona interessata e l’attrito che si manifesta durante lo scorrimento tra lamiera e utensili impiegati. Non meno importante risulta essere l’orientamento dell’asse di lavoro in funzione dell’andamento della laminazione. Infatti la quota di deformazione è fortemente influenzata da questo aspetto. Fino a qualche decennio fa, l’unico modo per effettuare la piegatura dell’acciaio consisteva nella lavorazione di quest’ultimo con il tradizionale sistema dell’incudine e martello. I forti colpi del maniscalco sulla lamiera d’acciaio ne causavano la piegatura, che andava a modellare il materiale a seconda delle esigenze dell’artigiano.

Oggi la piegatura dell’acciaio avviene tramite macchinari chiamati “presse”, i quali bloccano la lamiera alla base e ne piegano le estremità. Esistono diverse tipologie di presse piegatrici, alcune prettamente manuali e altre completamente automatizzate. Presse manuali consentono una maggiore libertà nella creazione di forme differenti di lavorati, sebbene il processo di piegatura automatizzato risulti nettamente più veloce. Le macchine piegatrici possono essere impostate per fornire raggi di piegatura differenti, a seconda delle esigenze degli artigiani o dei loro clienti. Le tipologie di piegatura delle lamiere di acciaio più diffuse sono quelle che producono un’angolazione della lamiera a U oppure a V. Le diverse caratteristiche delle varie leghe presenti sul mercato possono facilitare l’una o l’altra forma.