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Terenzio Maria Servetti vince il ricorso per 30 milioni di euro

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L’imprenditore Terenzio Maria Servetti, bolognese di nascita e forlivese di adozione, che fece causa al Comune e alla Provincia di Forlì-Cesena, per non avergli dato la possibilità di costruire in territorio meldolese un centro commerciale alle porte del paese bidentino, con relativo recupero di aree dismesse, ha vinto il ricorso al Consiglio di Stato e il giudice gli ha riconosciuto un danno pari a 30 milioni di euro.

La sentenza è stata pubblicata il 24 maggio 2018, quindi fino ad oggi gli amministratori meldolesi hanno taciuto ai cittadini ciò che ipotecherà il loro futuro – dice Laura Stradaroli, candidata sindaco della lista civica “Un sogno per Meldola” – un colpo al cuore per la nostra città che rischia così di essere commissariata e, senza Giunta e consiglio, sarà impossibile per tanto tempo fare investimenti, finire opere e attivare progetti”.

La storia parte da lontano, quando circa 15 anni fa l’imprenditore, che opera nel Comune da decenni (Capperno spa, Centro direzionale Diamante spa, attualmente alla guida di Cerdomus ceramiche) e prima di lui il padre, propose all’allora amministrazione comunale guidata dal sindaco Loris Venturi, la realizzazione di un centro commerciale di vaste dimensioni che avrebbe potuto dare lavoro anche a molti meldolesi. A quanto pare però il PRG di Meldola non prevedeva espansioni artigianali industriali di tali dimensioni, come riporta la sentenza del Consiglio di Stato, e quindi il Comune passò la responsabilità alla Provincia.

Comune e Provincia si sono passati la competenza a vicenda per diverso tempo – prosegue Stradaroli – finché l’imprenditore non è stato liquidato come una questione puramente tecnica e non politica. Si consideri che il progetto di Servetti prevedeva la ristrutturazione del complesso di edifici denominato ex distilleria Martini, sito in via Roma al n. 218, finalizzato al recupero ad uso abitativo, artigianale, industriale, commerciale e direzionale. Una notevole possibilità di espansione per la stessa città, mentre oggi l’area continua ad essere in totale abbandono”. Successivamente il Comune di Meldola ha approvato il RUE (DCC n. 60 del 29 settembre 2008), ma nemmeno in questo frangente a Terenzio Servetti venne data la possibilità di attivare il suo progetto.

Avevano ridotto, come recita la sentenza, la potenzialità edificatoria del complesso immobiliare impedendo in parte – spiega la candidata – anche la demolizione con ricostruzione di alcuni edifici del complesso obsoleto”. L’imprenditore aveva così fatto ricorso al TAR, ma non trovando soddisfazione si era rivolto fino al Consiglio di Stato. “Mi chiedo come mai l’attuale amministrazione, in carica da nove anni, che ben conosceva la situazione e il procedimento in essere non abbia cercato di arrivare ad un compromesso con Servetti e oggi paghiamo il prezzo di classi dirigenti che, oltre a non aver saputo rilanciare l’economia del paese, non hanno avuto la lungimiranza di sostenere un intervento di riqualificazione in un’area veramente da terzo mondo, sapendo di non avere risorse per rilevarla e risanarla”.

“I cittadini sono evidentemente preoccupati – conclude Stradaroli – perché una cifra così alta, dopo il caso del giovane Pietrungaro di cui scade il pagamento nel 2019, porterà le casse del Comune al collasso. Questo produrrà effetti negativi sull’operatività dell’ente e di conseguenza anche sulla vita dei meldolesi in ambito economico-finanziario e sociale. Sarà quindi il commissario, scelto dallo Stato, a prendere in mano l’amministrazione, vendendo le proprietà comunali, aumentando le tasse ai cittadini. Nessuna nuova assunzione, nessun progetto e tantomeno il reperimento di risorse partecipando a Bandi europei, fino a data da destinarsi. Speriamo nel buonsenso degli amministratori nel risolvere quello che sembra essere la spada di Damocle per il futuro della nostra città”.