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Il treno di Renzi sui binari della critica. Rifondazione e Link Forlì: “Ascolto blindato”

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Stamattina si è registrato l’ennesimo atto di prepotenza e di repressione del dissenso con l’arrivo, presso la stazione di Forlì, del segretario nazionale del Pd, Matteo Renzi – si legge in una nota di Chiara Mancini di Rifondazione Comunista di Forlì -. La stazione era blindata, creando anche un notevole disagio agli utenti a cui hanno impedito di prendere normalmente il treno. Sono stati richiesti i documenti agli studenti universitari che si erano recati sul posto per manifestare democraticamente i loro dissenso attraverso qualche cartello (fogli A4 recanti dati statistici sul finanziamento alla spesa universitaria).

Essi sono stati tenuti ad ampia distanza dalla stazione, mentre i fan del leader politico con tanto di bandiere del Pd hanno occupato l’ingresso. Una delle domande a cui sono stati sottoposti i ragazzi e le ragazze infatti era sul possesso o meno di una tessera di partito. Altre persone sono state allontanate e bollate come indesiderate.  Evidentemente quattro fogli di carta sono equiparabili a vere e proprie armi. Un bilancio su questa mattinata? Nessun ascolto, nessun confronto, solo disagio. Appoggiamo pertanto gli studenti e le studentesse, vergognandoci della linea ipersecuritaria che la nostra città adotta in certe occasioni” conclude Chiara Mancini.

Nella tarda mattinata di oggi – attaccano quelli del Link Forlì associazione di studenti indipendenti – alcuni studenti e studentesse si sono recati presso la stazione di Forlì in vista dell’arrivo del segretario nazionale del Partito Democratico Matteo Renzi. I ragazzi e le ragazze, con intenzioni assolutamente pacifiche, sono stati intimati ad allontanarsi dall’ingresso della stazione dal quale sarebbe passato Renzi ed i loro documenti sono stati prelevati e registrati.

La volontà era quella di mostrare all’ex premier, con innocui cartelli su fogli A4, i recenti dati sulle università italiane secondo il rapporto Ocse relativo all’anno 2016, che mostrano come le politiche italiane in materia di investimenti sull’università siano le più carenti tra i paesi presi in esame: siamo il Paese in cui si investe meno, ma si taglia di più! Questa azione però è stata bloccata sul nascere, poiché i fogli sono stati prontamente sequestrati dalle forze dell’ordine. Nel frattempo oggi verrà votata la legge di bilancio che prevede nuove manovre distruttive per l’università pubblica per il 2018, con ad esempio una spesa di 8 milioni di euro per l’istruzione universitaria a fronte dei 20 milioni spesi per la difesa. Ma questo treno Pd chi vuole ascoltare?“.