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Distribuzione dei farmaci: nuovi modelli e servizi per la farmacia del futuro

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A Bologna sabato scorso oltre un centinaio di persone hanno partecipato al convegno “Ripensare i canali distributivi dei farmaci SSN: meno distribuzione diretta, più distribuzione per conto e più farmaci in convenzionata”. Subito un Tavolo regionale per affrontare i temi sulla presa in carico dei pazienti cronici. L’impegno a realizzare un Tavolo regionale per affrontare i temi della distribuzione dei farmaci e della presa in carico dei pazienti cronici da parte delle farmacie territoriali è stato il primo risultato concreto del convegno organizzato sabato mattina a Bologna dalle Farmacie comunali dell’Emilia Romagna aderenti ad Assofarm.

Meno distribuzione diretta, più distribuzione per conto e più farmaci in convenzionata: le proposte di nuovi modelli per ripensare i canali distributivi dei farmaci SSN erano i temi al centro della giornata di studi. Notevole l’interesse per l’argomento, di grande attualità, come dimostrato da un pubblico numeroso, di oltre un centinaio di persone, tra farmacisti, pubblici, privati e ospedalieri, rappresentanti di industrie farmaceutiche, dirigenti dei Servizi farmaceutici delle Ausl e amministratori, provenienti da tutta Italia.
I lavori sono stati introdotti dal coordinatore regionale Assofarm Emilia Romagna, Ernesto Toschi, che ha sottolineato “la necessità di ripensare le modalità di distribuzione dei farmaci SSN per superare le diversità e le disuguaglianze esistenti, di ridurre gradualmente la distribuzione diretta a favore della DPC e della convenzionata e di concentrare gli sforzi sulla “medication review” proposta da Assofarm perché rappresenta il futuro della farmacia, ma anche una forma sostenibile del servizio sanitario di domani”.

La riflessione è partita dalla ricerca “La spesa farmaceutica a carico del SSN. Comparazione tra accordi regionali e modalità di distribuzione” elaborata dalla Studio Antares di Forlì, illustrata da Annalisa Campana. “L’indagine ha messo a confronto tutti gli accordi regionali (aggiornati ad ottobre 2016) – spiega la ricercatrice Campana – facendo emergere 21 realtà sanitarie molto differenziate. In particolare, il compenso per la remunerazione della DPC è solo uno degli elementi di diversità degli accordi che sono un equilibrio complesso tra servizi e compensi. In alcuni casi questo equilibrio è a detrimento della sostenibilità delle farmacie. La distribuzione della spesa convenzionata netta pro capite dal 2012 al 2015 è diminuita dell’8% mentre la spesa pubblica, di cui la convenzionata fa parte, è aumentata del 14%. La mancanza di un modello comune di riferimento per la distribuzione diretta accentua le diversità di trattamento tra i cittadini che dovrebbero avere uguale diritto alla salute. L’Emilia Romagna, una tra le regioni italiane più virtuose, in termini di spesa convenzionata pro capite, ad esempio, vede una maggiore difficoltà per la sostenibilità delle farmacie che registrano una quota di mortalità al di sopra della media nazionale”.

La proposta per disegnare un nuovo modello di remunerazione del farmaco, capace di dare una prospettiva e futuro economico allo farmacie territoriali, è stata lanciata da Nello Martini, Dg Drugs & Health Srl e già direttore di Aifa. Martini ritiene fondamentale per le farmacie “mettere in campo un disegno coerente con la riorganizzazione dell’assistenza primaria, sganciare la professione dal prezzo dei farmaci e produrre salute, non limitandosi a dare consigli, ma sperimentando forme di presa in carico di pazienti cronici complessi in una rete integrata con le Case della Salute. Se la farmacia non va in questa direzione – ha concluso Martini – rischia di diventare sempre più marginale anche perché, dopo Pasqua, sarà all’esame del Parlamento il Ddl concorrenza che introdurrà in Italia le catene delle farmacie: avranno l’effetto che gli ipermercati hanno avuto sui piccoli esercizi”.

Alla presentazione di analisi e proposte è seguito il dibattito con gli attori della filiera: Anna Rosa Racca, presidente Federfarma nazionale, Mauro Mancini, segretario Sifo Emilia Romagna, Salvatore Butti, Sr Director Bu Generics, OTC Portfolio Teva Italia, Antonio Brambilla, responsabile assistenza territoriale Regione Emilia Romagna, Egidio Campari, direttore FCR, Giunta Assofarm. Tutti hanno concordato sul fatto che bisogna uniformare il sistema sulla distribuzione dei farmaci anche perché finora, con la preoccupazione di contenere la spesa pubblica, non sono mancati gli sprechi, ma senza ottenere risultati certi sui pazienti. Proprio sui pazienti cronici, invece, coinvolgendo le farmacie, si potrebbe risparmiare e guadagnare in salute.

La parola è poi passata alla politica con Giuseppe Paruolo, consigliere regionale Emilia Romagna, e Umberto di Primio, sindaco di Chieti, vicepresidente ANCI nazionale, prima delle conclusioni affidate a Venanzio Gizzi. Il presidente di Assofarm e presidente Unione Europea delle Farmacie sociali ha auspicato che la regione Emilia Romagna faccia da apripista per dare futuro e ridisegnare il ruolo del “farmacista di famiglia” con l’introduzione della presa in carico dei pazienti cronici.