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Aeroporto di Forlì. La provocazione: “Si dica la verità, e si faccia un bosco”

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«Sull’ex aeroporto di Forlì è tempo di dire “basta” e di affermare l’ovvia, da anni risaputa, verità: l’aeroporto non ha futuro, e quindi l’area che occupa è a disposizione. Per esempio, per creare un grande bosco, a ridosso della città.
L’aeroporto non ha futuro per motivi semplici e strutturali: tra Bologna e Rimini non c’è spazio per tre aeroporti. Forlì non è in grado di battere il più debole dei due, Rimini. L’aeroporto di Rimini, che è avvantaggiato dalla collocazione geografica e dall’inarrivabile vocazione turistica, non ha alcun interesse a “collaborare” con Forlì. Chi afferma il contrario, eventualmente proponendo improbabili nicchie di mercato per Forlì, parla a vanvera. Chi auspica un intervento della Regione Emilia-Romagna che favorisca Forlì, fingendo di ignorare i meccanismi delle istituzioni e della politica regionale, è in malafede. L’ampia superficie dell’aeroporto, ai confini della città, è quindi a disposizione. Che farne? Avanziamo una proposta: un grande bosco.

Tra vent’anni Forlì avrà comunque un buon aeroporto, quello di Bologna, a meno di un’ora di distanza, e potrebbe essere orgogliosa per avere centrato nella sua storia recente alcune scelte strategiche: il polo universitario al posto dell’antico ospedale; un parco urbano fluviale assai apprezzato dai suoi cittadini; e, per ultimo, un ampio bosco nel versante sud-orientale, a lambire il secondo dei suoi fiumi. Due aree verdi che abbracceranno la città, e il cui valore strategico crescerà negli anni futuri, quando sempre più evidenti emergeranno i danni di un forsennato e protratto consumo del suolo, e gli effetti del riscaldamento globale in corso.

La notizia recente, secondo la quale l’Anac potrebbe revocare l’attuale concessione dell’aeroporto, impone una scelta agli amministratori e ai politici locali. Essi possono continuare a raccontare, e a raccontarsi, che vi siano possibilità concrete di successo, sperando in cittadini creduloni almeno sino alle prossime elezioni; oppure possono guardare avanti, avendo la lungimiranza di pensare a come dovrà essere Forlì tra vent’anni. Se sceglieranno la prima strada, quella dello sguardo “corto”, ricordino però che: la politica, quando racconta “storie” e “storielle”, alimenta la disaffezione dei cittadini, ne aumenta la frustrazione e, così facendo, nutre i populismi».

Giliberto Capano professore di Scienza Politica Università di Bologna e Lucio Picci professore di Politica Economica Università di Bologna