Sono emozionato perché son già passati 20 anni: tanti sono gli anni che mi han visto da utente-cittadino a “scribacchino” a questa festa (scribacchino per le ultime quattro edizioni: delle 20 comunque non ne ho mai persa una e ho visto evoluzione). Devo fare gli elogi agli organizzatori e al Comune di Forlimpopoli: dalla giusta venerazione del bravo Pellegrino Artusi, si è lentamente arrivati a questa popolar-kermesse a sagra gastronomica, molto variopinta, forse troppo, come i wurstel e gli arrosticini (Artusi forse non approverebbe, il Maestro Veronelli riderebbe).
Come consuetudine anche quest’anno farò una fase ‘recensoria’ ed una Top Ten, una difficile classifica dei 10 migliori piatti degustati: viene redatta dal sottoscritto più una serie di fedeli segnalatori-degustatori anonimi che faranno da giudice a ruota ai piatti che io indicherò. La stagione passata ha vinto il # 55 di Artusi, Tortello Cacio e Pepe. Avanti un altro; che sia il migliore.
Iniziamo con un vecchio cavallo di battaglia: lo stand della Casa delle Aie.
La mitica gestione della famiglia Battistini. Ho già scritto sulle Aie e l’anno scorso la Top Ten ha trovato un loro piatto nei primi posti! Il menù artusiano è un classico delle Aie: Tagliatelle, Cappelletti e Strozzapreti. Tutte le sere con condimenti diversi: Fossa, Ragù e Stridoli con Tropea. Casa delle Aie: mitica struttura del Comune di Cervia, posta in gestione ad un manager, già da dodici anni, la famiglia Battistini-Fantini. La Casa nasce negli anni ’60 da una vecchia enorme fattoria: ricordo che all’epoca le verdure erano quelle raccolte dirette dal campo adiacente! L’assaggio: ho scelto un cappelletto ripieno di ricotta e formaggio condito col sugo di Fossa. Si tratta di un prezioso formaggio di fossa doc che viene sciolto in un po’ di panna più acqua di cottura, ecc.. L’assaggio: goloso delicato splendido per la consistenza del cappelletto (ho visto bene, chiedendo di accedere, non sono congelati) e una nota per la sfoglia; perfetto il ripieno, molto sodo. La metamorfosi del fossa che si addensa avvolgendo basicamente la pasta. Non serve mettere la forma per non appesantire mi dicono, io un po’ l’avrei messa. Voto: molto alto, va nella Top Ten.
Trattoria La Buga di Gualdo di San Colombano di Meldola.
Una storica trattoria romagnola che conosco da 40 anni. L’assaggio verte su una Tagliatella con scalogno mandorla e guanciale di mora. Tagliatella conforme al disciplinare, fatta a mano, rugosa e di spessore giusto. Il condimento è molto delicato e ciò è un pregio che porta il piatto in alto nella classifica finale, forse sulla Top Ten…
Stand di Castelgoffredo (Mantova): Tortello Amaro di Castelgoffredo (MN). Luciana Corlesini ci descrive il piatto: si tratta di un piatto povero con ingredienti semplici per il ripieno, quali: erbette (bietole), pane grattugiato magro, formaggio, noce moscata, salvia, cipolla, spicchio aglio e q.b. di “Erba di San Pietro” o Erba Amara che darà un gusto particolare al piatto: condito forma, burro e salvia. Attinenza con l’Artusi? Degustazione: ottimo aspetto visivo; odore: delicato, ottimo; degustazione: bene per la sfoglia, ma l’interno è troppo tenace, carico, ricco e lascia troppo il sapore dell’erba così forte in bocca, peccato credevo fosse più calibrato. Posizione: medio-alta.
E’ Goz. Ci risiamo alla coreografica sagra “dè Goz”. Parliamo con uno degli organizzatori per capire meglio. Si tratta del gozzo, “è goz” in romagnolo, e ci sarebbe persino un detto: “Sot è goz l’è tota merda è loz” (traduzione: sotto al gozzo è uno schifo…). Si tratta di una associazione goliardica di Forlimpopoli, ormai storica. Alla Festa Artusiana presentano una incredibile coreografica osteria all’aperto: più che altro si beve accompagnando con salame formaggi ciccioli e mortadella; la specialità sarà la golosa “Tonno fagioli e cipolla!”. I menestrelli della gang faranno il resto con virtuosismi ed editti da far rabbrividire la trattoria “Parolaccia” di Roma, soprattutto rivolgendosi (in senso lato) alle ragazze. Poveretto chi capita a tiro. Da vedere senz’altro meglio se per un grappino col mitico magnum-dosatore-popolare. Astenersi chi non vuol vivere il rischio del linciaggio romagnolo. Voto del dèsio: medio-basso. Premio assoluto per la coreografia.
Stand di Bertinoro: vini Campo del Sole e Ristorante Enoteca Bistrot Colonna di Bertinoro. Nell’azienda Campo del Sole conobbi anni fa il Maestro Gianfranco Vissani su una degustazione in abbinamento a piatti del grande chef. Oggi il piatto in mio assaggio: Strozzapreti con guanciale di Mora e stridoli. Il condimento è rosso e mi trova parzialmente d’accordo, scelta obbligata per gli stridoli, ma è un po’ acido, vada comunque; la pasta era un po’ troppo cotta. Voto: mi riservo segnalatore-assaggiatore anonimo per giudizio finale.
Trattoria da Ghigo. Una vecchia conoscenza da poco recensita su 4live ed inserita, a maggior ragione, sulla guida. Il piatto che mi fanno assaggiare è, finalmente, un secondo: “Peposo Toscano”. Si tratta di un brasato di ottimo manzo (Cappello del Prete, la parte migliore) cotto con buon vino rosso, messo a sfumare completamente, e tanto pepe: cottura per ben sei ore. Il rosso è un ottimo sangiovese. Il piatto coraggiosamente propostomi, mi lascia a bocca aperta, forse perché ero prevenuto sulla durezza o “peposità” dell’insieme, invece risulta delicatissimo! Non è uno stracotto ma un brasato. Ghigo, tira fuori la leggenda del “Brunelleschi usava mangiare coi suoi operai ed era goloso per questo piatto; lo faceva nella pausa durante la costruzione delle chiese”, insomma un architetto di quella portata che si metteva alla pari dei suoi operai per mangiare con loro nello stesso piatto. Il sapore mi ha lasciato d stucco e positivamente: buonissima la carne, tenera, perfetta. Lo colloco nella Top Ten, poi vedo come posizionarlo ma va assolutamente in alto. Bravo!