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Woodpecker dream

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Ultimo aggiornamento:

Ci sono dei luoghi della bellezza che si insediano nei nostri più remoti ricordi, si fondono quasi con la nostra stessa materia grigia, fino a divenire qualcosa di nostro, qualcosa che ci appartiene e che ci apparterrà per sempre. Quell’estate era l’estate del 1973, il mese di luglio per l’esattezza. Era un’estate diversa da tutte le altre che l’avevano preceduta, perchè quella era l’estate del mio trapasso dal mondo dell’infanzia al mondo dell’adolescenza. Se ripenso al fuoco che bruciava dentro di me in quei tempi, mi viene da provare quasi rabbia e anche invidia in rapporto alla maturità del mondo adulto. Quell’estate era piena di stupore, di meraviglia, era come il rombo di un motore che scalpita e borbotta nell’attimo dell’accensione, quando è lì che freme, nell’urgenza di mettersi in moto. E c’era tutta la vita davanti in quell’estate lì, da assaporare, da attraversare, da bruciare.

I miei genitori, in quel mese di luglio, avevano affittato un appartamento a Lido di Savio, proprio in prossimità del suo confine con Milano Marittima, così che con la bicicletta, noi ragazzi, sia provenienti da Lido di Savio e sia da Milano Marittima, ci riunivamo sul confine dei due centri cittadini, per poi partire tutti insieme verso l’esplorazione del mondo ed in particolare del mondo dei grandi, perchè era quello il mondo che ci intrigava maggiormente. E così spesso con tutto il nostro bel gruppetto di giovanissimi ragazzini, in movimento sulle nostre due ruote a pedali, ci ritrovavamo ai piedi della collinetta che ospitava quella immensa magia che era il Woodpecker. Il Woodpecker era allora molto suggetivo e singolare per la sua architettura originale, era una grande cupola e dall’esterno si intravedevano luci, riflessi, atmosfere e note musicali. Era un night club che ci faceva sognare, mentre noi ragazzini, da fuori, appostati in disparte lo spiavamo, quasi che fosse uno scrigno magico.

Rappresentava il mondo dei grandi e per forza di cose allora a noi tutti sembrava uno scrigno magico. Da lontano si intravedevano figure umane e noi sognavamo di belle donne seduttrici, di appassionati amanti e amori sotto il flusso ed il ritmo affascinante della musica. Era il tempo quello delle note vellutate di Fausto Papetti, ma qui si esibivano anche molti gruppi musicali nel momento dell’esordio, andando incontro in seguito a conclamati successi. Ma il Woodpecker mi regalò anche un’altra novità assoluta, un’inaspettata sorpresa non sotto i riflessi sfuocati della luce della luna, bensì sotto i raggi luminosi e caldi del solleone. Fu in pomeriggio di una giornata di quel caldo mese di luglio che proprio davanti al Woodpecker diedi il mio primo bacio a quello che allora fu il mio primo amore. Io non sono affatto una nostalgica del passato, però di quel primo bacio, ricordo tutto e la cupola del Woodpecker rimane una parte intima di quel prezioso ricordo. Ora, sfogliando il giornale locale ho letto un messaggio che mi colpita dritta al cuore:
”Woodpecker, patrimonio da recuperare, aiutaci anche tu!”

Poi il messaggio pubblicato sul giornale prosegue così:
“Un bando del Governo destina 150 milioni di euro per il recupero di luoghi culturali dimenticati segnalati dai cittadini. Cervia concentra le forze su Woodpecker famosa discoteca degli anni ’70 progettata dall’architetto Monti ancora oggi luogo di grande fascino con la cupola in vetroresina e i moderni graffiti di Blu. Per farlo diventare Parco delle Arti e della Musica servono risorse che potranno arrivare solo se le segnalazioni saranno tante. Invia una email e aiutaci a realizzare questo sogno.