Salvo Miccichè, scrittore, saggista e poeta siciliano, responsabile della rivista Ondaiblea, racconta la sua Sicilia più arcaica, attraverso versi, nenie, riflessioni e avvenimenti, al proprio cane Argo che fedelmente e anche attentamente lo ascolta, anche se a volte, durante l’ascolto, si assopisce. La lingua li accomuna e infatti la lingua siciliana è caratterizzata da molte vocali “U”che sono le stesse vocali dell’ululato dei cani, ma ancor prima è il sentimento più profondo e reciproco ad accomunarli, uniti dalla medesima intenzione di tipo proustiana, di trattenere nella memoria i fatti e le persone attraverso un percorso a ritroso, al fine di nutrire e di rafforzare la loro identità e il loro reciproco affetto.
Proprio come Argo, il cane di Ulisse che fu il primo a riconoscerlo in virtù della stessa memoria e dello stesso affetto che li accomunava. Salvo Miccichè ha così realizzato un’opera originale e significativa, ricca di umanità e di sicilianità che l’autore trasferisce al lettore attraverso il cane Argo che è l’attento ascoltatore di tutte le sue melodie, di tutte le sue riflessioni e di tutti i suoi ricordi. Il cane Argo, nel ruolo di mediatore, fra l’autore ed il lettore, riesce ad assolvere pienamente al suo ruolo, perchè in effetti sono pochi gli attenti e scrupolosi ascoltatori se posti in paragone al modo di fare e di ascoltare dei cani, meglio ancora del proprio cane.
“Argu lu cani” – Cunti, stori e puisia in lingua siciliana è un testo colto e raffinato con la prefazione e la revisione curate da Giuseppe Nativo, l’introduzione curata da Pippo Di Noto, il progetto grafico curato da Concetta Liliana Ferma e l’impaginazione curata dallo stesso autore Salvo Miccichè, inoltre Marco Iannizzotto e Giovannella Galliano hanno apportato interessanti contributi. Contemporaneamente è anche un viaggio tra i suoni, i colori e gli umori della Sicilia nella quale Salvo Miccichè ha vissuto e vive tutt’ora, infatti le espressioni dialettali dall’autore utilizzate, sono intercalate da inflessioni sciclitane, ragusane e catanesi.
Così che la sua narrazione diviene anche la narrazione della sua Terra. La terra è un altro fattore di rilevante importanza che lo accomuna al suo cane e infatti il cane è un animale fortemente radicato ed affezionato al proprio territorio che difende e salvaguardia con costante coraggio, tenacia e amore. Ma il proprio cane è anche il prezioso custode delle emozioni e dei sentimenti più intimi e profondi, quali gli affetti familiari. Argo diviene così il compagno perfetto con il quale condividere e narrare la propria vita e la propria identità, esplorando gli angoli più privati e cari, come quelli degli affetti e della religiosità. Empaticamente Argo si rivela come l’ascoltatore più scrupoloso e attento, anche se ogni tanto pare che si assopisca, ma anche dietro l’apparente torpore, Argo non svanisce mai il filo del discorso e fedelmente continua ad ascoltare, adagiato sotto un albero di carrubo”si perda nto suonnu, nta l’oblio di Atena, sutta a carrua, ô friscu“.
Probabilmente Argo conosce già quei fatti e quelle storie narrate perchè gli appartengono, ma ascoltarle così, narrate dall’autore che è contemporaneamente anche il suo amico più fidato, acquistano un sapore e uno spessore nuovo. La memoria reciproca si rianima e nel rianimarsi si rinnova in una ritrovata consapevolezza di un tempo che copre una dimensione universale, dove passato, presente e futuro si muovono all’unisono in un’unica collocazione. Argo/Argu e Salvo proprio come Argo e Ulisse. Il primo è stato per vent’anni amico prezioso di Salvo ed il secondo è stato il primo a riconoscere in Ulisse il suo amico prezioso, dopo vent’anni di obbligata assenza. I sentimenti autentici trascendono il tempo ma non la memoria, esattamente come avviene nel felice libro di Miccichè: “Argo lu cani”.
Le nenie, le filastrocche e le litanie sono narrate in rime siciliane e sono le stesse rime dei padri e dei nonni, accompagnate dalla traduzione in italiano e da un glossario dei termini siciliani che ampliano il racconto e lo trasportano al di là del mare, al di là dei confini dell’Isola, così che qualunque lettore possa divenire partecipe di preziosi e antichi aneddoti. Inoltre a conferma di questa osservazione, l’autore Salvo Miccichè ha avuto la felice intuizione di fare tradurre i suoi versi scritti in dialetto Siciliano anche in altri dialetti dell’Italico Stivale.
– Argu lu cani nei dialetti d’Italia – Questo è un omaggio per i lettori di Argu lu cani.
La poesia che dà l’abbrivio al libro di Salvo Micciché, Ti cuntu ‘n-cuntu, in vari dialetti italiani, con l’interpretazione di alcuni lettori.
Salvo Micciché, Argu lu cani, Biancavela – Streetlib, 2016.
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- Ti cuntu ’n-cuntu
Ti cuntu ’n-cuntu ca mi cuntarru,
di sutta terra lu sburrucarru,
e lu nittarru e puliziarru.
Palori e rrimi ju ci cunzài
e prima, d’intra, mi li ‘mparai.
Stori di uomini, vjèsti e terra,
stori di nenti, di paci e di guerra,
stori di stori ca chiù nuḍḍu canuscia,
stori di mari e vjentu ca çiuscia…
Cuntu ra nanna, cuntu di pueta,
cuntu anticu e cuntu ca t’acqueta:
tenilu a-menti e ‘un tu scurdari
‘cussì e tô figghi ci’û puoi cuntari…
- Ti racconto una storia
Ti racconto una storia che mi hanno raccontato
l’hanno disseppellita da sottoterra,
l’hanno nettata e pulita.
Parole e rime ho approntato
ma prima dentro le ho imparate.
Storie di uomini, bestie e terra,
storie di niente, di pace e di guerra,
storie di storie che più nessuno conosce,
storie di mare e vento che soffia…
Racconto della nonna, racconto di poeta,
racconto antico e racconto che assopisce:
tienilo a mente e non dimenticarlo
così lo potrai raccontare ai tuoi figli…
- Romagnolo
A t’ dèg una störia ch’i m’à cuntè
A t’ dèg una störia ch’i m’à cuntè
i la j à tirêda fóra da sóta tëra
i la j à lavêda e pulida.
Al parôl e al rime ch’a j ò fat
ma prema in déntar a j ò imparê.
Stórji ad óman,ad bèsti e tëra,
stórji ad gninta,ad pês ad gvera,
stórji ad stórji che inciô pió u li cnós,
ad mër e ad vent ch’u sofia.
Racònt dla nòna, racònt de’ poeta
racònt vèc e racònt che indurmêta
tintla int la méint e no’ scurdê
ad c’ è tul putrè racòntê a j tù fiûl
Rosetta Savelli, Gigliola Biondi, Giovanni Dotti, Marino Monti.
- Ostigliese / Mantovano
At cunti na storia
At cunti na storia chi m’ha cuntà
i l’ha cavada da sot-tèra
i l’ha nètada e pulida.
Paroli e rimi m’ho preparà
ma prima déntar ai ho imparadi.
Storii d’òm, besti e tèra,
storii ad gnént, ad pace e ad guèra,
storii da storii che pȕ ninsȕn cunus,
storii ad mar e vent cha tira…
Al cuntàr dla nòna, al cuntàr dal poéta,
al cuntàr antìch e al cuntar dal sun alșér:
tégnal in ment e mia dișmengàrtal
acsì t’al pudrè cuntar ai tu fiὂi…
Luca Barbi (revisione di Ornella)
- Noneso (Val di Non, Trento)
Te conti ‘na storiela
Te conti ‘na storiela che i m’ha contà
i l’ha tirada su da sota tera,
i l’ha netada e lustrada.
Parole e rime hai parezà
ma in anda de denter l’hai emparade.
Storie de omni, bestie e tera,
storie de ‘ngot, de paze e de guera,
storie de storie che pù ‘nzun conos,
storie de mar e vent che sofla…
Storiela dela nona, storiela del poeta,
storiela vecla e storiela che endromenza:
tegnela a ment e no desmentegiartela no
enzì poderastus contargela ai to fioi…
laura abram
- Toscano / fiorentino
Ti racconto una storia
Ti voglio raccontare una storia che m’hanno raccontato
El’hanno ripresa da sottoterra
Eppoi l’hanno ripulita per benino
Mi son inventato rime e parole
Ma pe’ fallo per bene l’ho prima imparata daìddidentro
Son storie d’omini, di bestie, di terra
Storie dìnnulla, di pace e di guerra
Storie di storie che un conosce più nessuno
Storie dìmmàre e ddìvvènto che soffia…
Racconto della mì nonna, racconto dì poeta
Racconto d’antico e racconto ch’addormenta
Così tùllo potrai raccontare a’ tu’ figlioli
Flavio Gori
Info : Il libro “Agu lu cani”
http://www.ibs.it/ebook/Micciche-Salvo/Argu-lu-cani/9788892546820.html
http://www.ondaiblea.it/index.php/it/
https://www.facebook.com/salvomic?fref=ts
Recensione di Rosetta Savelli