statistiche siti
martedì 16 settembre 2025
Logo

Caterina Sforza, un mito dal fascino inossidabile

Di Marco Viroli Leggilo in 3 minuti
Aggiornato: 12 agosto 2025
Caterina Sforza, un mito dal fascino inossidabile

Le effigi di Caterina Sforza riportate sulle monete bronzee conservate nei musei di Londra e Firenze, unitamente a un’immagine coeva, disegnata dal religioso e letterato Giacomo Filippo Foresti, sono le sole testimonianze attendibili di come apparisse realmente il volto della Signora di Forlì e Imola. Tutti gli altri ritratti derivano da descrizioni e interpretazioni oppure furono realizzati dopo la sua morte. Caterina lasciò la vita terrena il 28 maggio 1509, all’età di quarantasei anni con una “pelle di velluto e tutti i capelli bianchi”. Il suo fisico era fiaccato da una vita vissuta intensamente, dalle numerose gravidanze, dalla malaria che l’affliggeva sin da giovane e dai lunghi mesi che i Borgia l’avevano costretta a trascorrere nelle umide e malsane galere di Castel Sant’Angelo.

Come confermano alcuni scrittori rinascimentali, la Sforza superò per fama e fascino ogni altra donna del suo tempo. Il fatto che non abbia lasciato ritratti ci spinge a ipotizzare che potesse non amare particolarmente la propria immagine.
Le cronache del tempo ci consentono però di desumere quelli che furono i tratti fisiognomici salienti della “leonessa”. Aveva capelli ondulati che pare tenesse solitamente raccolti dietro il capo. Non sappiamo se fosse bionda e pallida di carnagione o se aspirasse piuttosto a esserlo facendo ricorso a creme e a “rimedi” che lei stessa sperimentava e che in gran parte ci ha tramandato trascritti in un prezioso volume. Donna di alta statura e dal seno prorompente, aveva occhi grandi, un naso importante e leggermente adunco, tipico dei Romagnoli e per questo anche degli Sforza, le cui origini provengono da quel Muzio Attendolo, partito giovane da Cotignola per cercar fortuna sui campi di battaglia della Penisola.

Caterina, di carattere autoritario, terribile, vendicativo, era spietata con nemici e traditori, rapida nel ragionamento, sincera nella parola, madre premurosa e affettuosa, governante saggia e giusta, istruita ma non accademica, sempre desiderosa di apprendere e curiosa di scoprire i segreti della natura, dell’essere umano e del mondo.
Era considerata bella perché allora rispecchiava i canoni estetici dell’epoca, ma fu con il carisma, l’astuzia, la cultura, la lungimiranza, la determinazione, la passione per le arti, compresa l’”arte della guerra”, in una parola, fu con la sua “umanità” che emerse e realizzò in parte il progetto di un’unica Signoria in Romagna. Con le proprie azioni si collocò aldilà del bene e del male. Fu soprattutto una donna che anticipò i tempi e che, ancor oggi, correrebbe il rischio di non essere compresa fino in fondo nella sua modernità.

La “Leonessa di Romagna” permane radicata nella locale memoria collettiva, un vero e proprio patrimonio comune e condiviso, come dimostrano gli innumerevoli articoli e le pubblicazioni sulla sua vita, tra cui il mio libro Caterina Sforza. Leonessa di Romagna («Il Ponte Vecchio», Cesena 2008), nonché le numerosissime iniziative e manifestazioni che a lei vengono dedicate e che continuano a riscuotere successo e consensi.

La Rubrica Fatti e Misfatti di Forlì e della Romagna è a cura di Marco Viroli e Gabriele Zelli

L'autore

Marco Viroli
Marco Viroli

Marco Viroli, scrittore, copywriter e giornalista pubblicista, è nato a Forlì nel 1961. Laureato in Economia e Commercio, nel suo curriculum vanta una pluriennale esperienza di direzione artistica e organizzazione eventi. Dal 2006 al 2008 ha curato le rassegne “Autori sotto la torre” e “Autori sotto le stelle” e, a cavallo tra il 2009 e il 2010, si è occupato di relazioni esterne per una fondazione di arte contemporanea. Tra il 2010 e il 2014 ha collaborato con “Cervia la spiaggia ama il libro” e con “Forlì nel Cuore”. Autore di numerose prefazioni, dal 2010 cura la rubrica settimanale “mentelocale” su «Diogene», di cui, dal 2013, è direttore responsabile. Nel 2013 e nel 2014, ha seguito come ufficio stampa rispettivamente le campagne elettorali degli attuali sindaci di Dovadola (FC) e Forlì. Dal 2013 collabora con l’agenzia di comunicazione integrata PubliOne, inoltre tra il 2014 e il 2016 è stato addetto stampa della squadra di volley femminile forlivese, che milita nei campionati nazionali di serie A. Nel 2003 ha pubblicato la prima raccolta di versi, Se incontrassi oggi l’amore. Per «Il Ponte Vecchio» ha dato alle stampe Il mio amore è un’isola (2004) e Nessun motivo per essere felice (2007). Suoi versi sono apparsi su numerose antologie, tra cui quelle dedicate ai Poeti romagnoli di oggi e… («Il Ponte Vecchio», 2005, 2007, 2009, 2011), Sguardi dall’India (Almanacco, 2005) e Senza Fiato e Senza Fiato 2 (Fara, 2008 e 2010). I suoi libri di maggior successo sono i saggi storici pubblicati con «Il Ponte Vecchio»: Caterina Sforza. Leonessa di Romagna (2008), Signore di Romagna. Le altre leonesse (2010), I Bentivoglio. Signori di Bologna (2011), La Rocca di Ravaldino in Forlì (2012). Nel 2012 è iniziato il sodalizio con Gabriele Zelli con il quale ha pubblicato: Forlì. Guida alla città (Diogene Books, 2012), Personaggi di Forlì. Uomini e donne tra Otto e Novecento («Il Ponte Vecchio», 2013), Terra del Sole. Guida alla città fortezza medicea (Diogene Books, 2014), I giorni che sconvolsero Forlì («Il Ponte Vecchio», 2014), Personaggi di Forlì II. Uomini e donne tra Otto e Novecento («Il Ponte Vecchio», 2015). Nel 2014, insieme agli storici Sergio Spada e Mario Proli, ha pubblicato per «Il Ponte Vecchio» il volume Storia di Forlì. Dalla Preistoria all’anno Duemila.

Newsletter 4live

Rimani aggiornato con le ultime notizie da Forlì e provincia.

Articoli correlati