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La mostra “Montepaolo… ieri e oggi, il Santuario e l’Eremo nella storia”

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Montepaolo, sulle ridenti colline tra Castrocaro Terme e Dovadola, è stata la prima residenza stabile di Sant’Antonio in Italia. In questa località “il Santo” – come lo chiamano per antonomasia a Padova, sua città di adozione – dimorò per più di un anno tra il 1221 e il 1222 nel piccolo convento esistente dei Francescani che vi conducevano vita eremitica. Sant’Antonio giunse a Montepaolo a seguito di varie peripezie. Nel mese di settembre del 1222, in occasione di una ordinazione sacerdotale tenuta a Forlì, venne invitato a improvvisare una riflessione. Tenne una predica che rivelò ai presenti la sua straordinaria sapienza fino a quel momento totalmente sconosciuta a tutti. Da quel momento fu impegnato nella predicazione e divenne il santo che tutti conoscono.

L’Eremo di Montepaolo del tempo di Sant’Antonio era collocato in una zona e in un paesaggio diverso da quello di oggi, che le frane hanno sfaldato completamente nel corso dei secoli. L’umilissima abitazione dei frati si trovava sull’altura, poche centinaia di metri sotto l’attuale santuario. La famosa “grotta”, dove il santo era solito ritirarsi in preghiera, era invece più in basso, nella zona degradante, a destra del torrente Samoggia.
Nel XIII secolo molto probabilmente l’eremo apparteneva all’abbazia di Sant’Andrea dei Benedettini di Dovadola e fu concesso in uso a un piccolo gruppo di Frati Minori, l’innovativo ordine fondato dall’ancora vivente Francesco d’Assisi. Dopo il soggiorno di Sant’Antonio, Montepaolo fu ignorato per un lungo periodo dagli storici, mentre la notizia della prolungata presenza del santo si mantenne viva nella tradizione popolare e in alcune tracce nei documenti di famiglie nobili, collegata a una diffusa e fervente devozione verso il “Santo dei miracoli”.

Nel 1629 il nobile ravennate Giacomo di Simone Paganelli, abitante a Castrocaro, fu guarito da una grave malattia per intercessione di Sant’Antonio e per riconoscenza costruì un oratorio nel luogo dove rimanevano ancora i resti della grotta, che fu ripristinata. Dopo una trentina d’anni la zona fu investita da uno smottamento del terreno che si rilevò inarrestabile. I documenti e le suppellettili sacre furono trasferiti al sicuro nella parrocchia di Castrocaro, mentre il luogo venne abbandonato.
Alla fine del XVIII secolo, a causa della soppressione della Compagnia di Gesù in molti stati d’Europa, parecchi Gesuiti ripararono in Italia. Il portoghese Padre Emmanuele DeAzevedo nobile della città di Coimbra, stabilitosi a Padova frequentando i Padri Conventuali della basilica “del Santo”, ebbe l’idea di ridare vita al santuario dedicato al suo illustre concittadino. Trovò un valido collaboratore nel confratello Padre Andrea Michelini di Bologna. Il 13 giugno 1790 la nuova chiesa costruita a Montepaolo venne consacrata.

L’anno successivo venne inaugurata la nuova canonica, così come in brevissimo tempo venne rifatta la “grotta”. Padre Michelini, considerato il nuovo fondatore del santuario e dell’eremo, per garantire l’avvenire del complesso ne affidò la custodia al sacerdote Giacinto Zauli di Casalecchio e ne assegnò la proprietà al monastero del Corpus Domini delle Clarisse di Forlì che nel frattempo aveva fondato. Ciò consentì di farsi riconoscere come legittimo proprietario dello stesso monastero e di tutto quello che era stato edificato a Dovadola al momento della soppressione degli ordini religiosi voluta da Napoleone Bonaparte. Nel suo testamento nominò erede delle proprietà il marchese Luigi Paulucci de’ Calboli di Forlì, il quale dovette subito fare i conti con un ulteriore e vasto movimento franoso che determinò, dopo decenni di inutile resistenza, l’abbandono del luogo il 12 febbraio 1900; da quel momento la storia del santuario si trasferisce nel luogo attuale. Storia che viene raccontata nella mostra fotografica “Montepaolo…ieri e oggi – Il Santuario e l’Eremo nella storia” di Pietro Solmona e Paolo Pretolani che verrà inaugurata, alla presenza del sindaco Gabriele Zelli, domenica 7 settembre, alle ore 10,00, dopo la celebrazione della Santa Messa, all’Eremo, via Montepaolo 16, Dovadola.

L’esposizione, che viene riproposta dopo il successo di pubblico dello scorso anno quando fu allestita in paese, consente attraverso le immagini e i documenti storici raccolti dal collezionista Paolo Pretolani di capire l’evoluzione architettonica e paesaggistica del luogo. Mentre le suggestive foto scattate in diversi momenti dell’anno da Pietro Solmona risaltano la bellezza dell’Eremo.
I frati di Montepaolo, hanno voluto che la mostra fosse esposta in occasione del mese antoniano quando all’eremo saliranno centinaia di fedeli e di cittadini. Rimarrà aperta tutte le domeniche di settembre dalle ore 9,30 alle ore 17,30, durante il corso della settimana su appuntamento: 0543/934723.