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Piadina IGP: la risposta del Consorzio di promozione della Piadina Romagnola

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Ultimo aggiornamento:

“Singolare che Confesercenti Cesena, l’Associazione per la valorizzazione della Piadina Romagnola di Cesena e Slowfood, si appellino al ricorso di un’industria emiliana che produce Piadina Romagnola al di fuori della Romagna! Singolare l’opposizione al Consorzio di tutela quando a suo tempo le due associazioni cesenati chiesero di entrare nel CdA del Consorzio! Singolare che si parli in difesa dei chioschi romagnoli quando le due associazioni ne rappresentano solo 14! Sulla sentenza del Tar faremo ricorso al Consiglio di Stato”. A seguito del comunicato stampa di Confesercenti Cesena, Associazione per la valorizzazione della Piadina romagnola di Cesena e Slowfood, e alla luce degli articoli pubblicati sulla stampa sabato 24 maggio precisiamo quanto segue:
Il ricorso al TAR del Lazio è stato presentato dalla CRM Srl con sede a Modena, impresa industriale che produce piadina, la quale non è certo una “piccola azienda” come riportato da alcuni organi di stampa.

Riteniamo che la sentenza del TAR del Lazio pubblicata il 15 maggio, contro la quale presenteremo appello al Consiglio di Stato, sia frutto di un’errata interpretazione dei fatti e delle normative comunitarie, e contraria alla costante giurisprudenza del TAR, del Consiglio di Stato e della Corte di Giustizia Europea in questa materia.
In data 21 maggio la Commissione Europea, l’unico organo preposto alla registrazione delle Denominazioni di Origine, dopo più di 17 mesi di indagini, esami ed approfondite analisi, ha pubblicato la domanda di registrazione della “Piadina Romagnola/Piada Romagnola” IGP inclusa la variante alla Riminese sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea. Tale atto certifica che la nostra proposta rispetta tutti i requisiti richiesti per poter essere registrata.

È in mala fede chi sostiene che il Disciplinare proposto è a solo ed esclusivo vantaggio delle grandi industrie. Infatti basterebbe leggerlo (è pubblico e scaricabile dal nostro sito o dal sito del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali), per rendersi conto che non vi è nulla di “industriale”, ma anzi è prevista una specifica ulteriore denominazione “lavorazione manuale tradizionale” ad uso esclusivo dei chioschi che realizzano manualmente la Piadina Romagnola.

Solo chi intende strumentalizzare ad altri fini, non comprende, o meglio non vuole comprendere, che senza il riconoscimento IGP della Piadina Romagnola, chiunque in giro per il mondo può registrare ed utilizzare tale nome per qualsiasi prodotto, realizzato come meglio crede, e commercializzarlo, anche in Romagna, avendo un indebito profitto dallo sfruttamento della fama e del prestigio della vera Piadina Romagnola, e nessuno potrebbe ostacolarlo.

L’Associazione per la valorizzazione della Piadina romagnola e Confesercenti Cesena rappresentano solo 14 chioschi di Cesena e non tutti gli altri 2.000 chioschi romagnoli.
Più di 100 chioschi di Ravenna e Cervia hanno aderito alla nostra proposta ritenendo che sia giusta e corretta al fine di tutelare la Piadina Romagnola.
Nei prossimi giorni inizieranno l’iter per l’adesione al piano dei controlli ed a breve anche loro potranno produrre e commercializzare piadina a denominazione Piadina Romagnola. Altri di Rimini e Forlì, ci hanno già contattato per poter anche loro iniziare l’iter di accreditamento.

Premesso ciò, ci chiediamo a quale titolo Graziano Gozi (Confesercenti Cesena), Giampiero Giordani (Associazione per la valorizzazione della Piadina romagnola) e Slowfood, parlino a nome di “tutti” i chioschi romagnoli!
A questo proposito vorremmo segnalare quanto segue:
nei mesi di giugno e luglio 2012, a seguito dell’opposizione presentata in sede nazionale da Confesercenti Forlì-Cesena e da Slowfood Emilia-Romagna, rappresentate rispettivamente da Gozi e Giordani, si sono svolti presso la Regione Emilia-Romagna, una serie di incontri al fine di trovare possibili soluzioni di compromesso tese a conciliare le diverse posizioni, tenendo a riferimento i limiti della normativa comunitaria e l’esperienza maturata dai vari organi (Ministero e Regione) nelle valutazioni della Commissione Europea e quindi nella possibilità di esito favorevole per la registrazione dell’IGP.

Proprio Gozi e Giordani, durante la discussione, hanno esplicitamente chiesto che fosse loro riservato un posto nel CdA del Consorzio di tutela. Poiché la normativa non lo consente, la richiesta ci parve allarmante, e lo è ancor più alla luce delle dichiarazioni di questi giorni. Ai lettori lasciamo ogni commento a tal proposito.
In definitiva riteniamo alquanto singolare che i rappresentanti di pochi chioschi di Cesena e Slowfood solidarizzino con un’azienda industriale che produce piadina al di fuori dell’area tipica, invece di sostenere la proposta che tutela e certifica il prodotto principe della Romagna nella Romagna.

E sorge spontanea una domanda, chi ha fornito il testo della sentenza del Tar a Confesercenti Cesena e Slowfood lo stesso giorno che è stata notificata alle parti?
Elio Simoni presidente Consorzio di promozione della Piadina Romagnola“Singolare che Confesercenti Cesena, l’Associazione per la valorizzazione della Piadina Romagnola di Cesena e Slowfood, si appellino al ricorso di un’industria emiliana che produce Piadina Romagnola al di fuori della Romagna! Singolare l’opposizione al Consorzio di tutela quando a suo tempo le due associazioni cesenati chiesero di entrare nel CdA del Consorzio! Singolare che si parli in difesa dei chioschi romagnoli quando le due associazioni ne rappresentano solo 14! Sulla sentenza del Tar faremo ricorso al Consiglio di Stato”.

A seguito del comunicato stampa di Confesercenti Cesena, Associazione per la valorizzazione della Piadina romagnola di Cesena e Slowfood, e alla luce degli articoli pubblicati sulla stampa sabato 24 maggio precisiamo quanto segue: Il ricorso al TAR del Lazio è stato presentato dalla CRM Srl con sede a Modena, impresa industriale che produce piadina, la quale non è certo una “piccola azienda” come riportato da alcuni organi di stampa.

Riteniamo che la sentenza del TAR del Lazio pubblicata il 15 maggio, contro la quale presenteremo appello al Consiglio di Stato, sia frutto di un’errata interpretazione dei fatti e delle normative comunitarie, e contraria alla costante giurisprudenza del TAR, del Consiglio di Stato e della Corte di Giustizia Europea in questa materia.
In data 21 maggio la Commissione Europea, l’unico organo preposto alla registrazione delle Denominazioni di Origine, dopo più di 17 mesi di indagini, esami ed approfondite analisi, ha pubblicato la domanda di registrazione della “Piadina Romagnola/Piada Romagnola” IGP inclusa la variante alla Riminese sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea. Tale atto certifica che la nostra proposta rispetta tutti i requisiti richiesti per poter essere registrata.

È in mala fede chi sostiene che il Disciplinare proposto è a solo ed esclusivo vantaggio delle grandi industrie. Infatti basterebbe leggerlo (è pubblico e scaricabile dal nostro sito o dal sito del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali), per rendersi conto che non vi è nulla di “industriale”, ma anzi è prevista una specifica ulteriore denominazione “lavorazione manuale tradizionale” ad uso esclusivo dei chioschi che realizzano manualmente la Piadina Romagnola.

Solo chi intende strumentalizzare ad altri fini, non comprende, o meglio non vuole comprendere, che senza il riconoscimento IGP della Piadina Romagnola, chiunque in giro per il mondo può registrare ed utilizzare tale nome per qualsiasi prodotto, realizzato come meglio crede, e commercializzarlo, anche in Romagna, avendo un indebito profitto dallo sfruttamento della fama e del prestigio della vera Piadina Romagnola, e nessuno potrebbe ostacolarlo.

L’Associazione per la valorizzazione della Piadina romagnola e Confesercenti Cesena rappresentano solo 14 chioschi di Cesena e non tutti gli altri 2.000 chioschi romagnoli.
Più di 100 chioschi di Ravenna e Cervia hanno aderito alla nostra proposta ritenendo che sia giusta e corretta al fine di tutelare la Piadina Romagnola.

Nei prossimi giorni inizieranno l’iter per l’adesione al piano dei controlli ed a breve anche loro potranno produrre e commercializzare piadina a denominazione Piadina Romagnola. Altri di Rimini e Forlì, ci hanno già contattato per poter anche loro iniziare l’iter di accreditamento. Premesso ciò, ci chiediamo a quale titolo Graziano Gozi (Confesercenti Cesena), Giampiero Giordani (Associazione per la valorizzazione della Piadina romagnola) e Slowfood, parlino a nome di “tutti” i chioschi romagnoli!
A questo proposito vorremmo segnalare quanto segue:
nei mesi di giugno e luglio 2012, a seguito dell’opposizione presentata in sede nazionale da Confesercenti Forlì-Cesena e da Slowfood Emilia-Romagna, rappresentate rispettivamente da Gozi e Giordani, si sono svolti presso la Regione Emilia-Romagna, una serie di incontri al fine di trovare possibili soluzioni di compromesso tese a conciliare le diverse posizioni, tenendo a riferimento i limiti della normativa comunitaria e l’esperienza maturata dai vari organi (Ministero e Regione) nelle valutazioni della Commissione Europea e quindi nella possibilità di esito favorevole per la registrazione dell’IGP.

Proprio Gozi e Giordani, durante la discussione, hanno esplicitamente chiesto che fosse loro riservato un posto nel CdA del Consorzio di tutela. Poiché la normativa non lo consente, la richiesta ci parve allarmante, e lo è ancor più alla luce delle dichiarazioni di questi giorni. Ai lettori lasciamo ogni commento a tal proposito. In definitiva riteniamo alquanto singolare che i rappresentanti di pochi chioschi di Cesena e Slowfood solidarizzino con un’azienda industriale che produce piadina al di fuori dell’area tipica, invece di sostenere la proposta che tutela e certifica il prodotto principe della Romagna nella Romagna. E sorge spontanea una domanda, chi ha fornito il testo della sentenza del Tar a Confesercenti Cesena e Slowfood lo stesso giorno che è stata notificata alle parti?

Elio Simoni presidente Consorzio di promozione della Piadina Romagnola