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Se i Cartoni Animati giapponesi fossero romagnoli

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Ultimo aggiornamento:

Stimolato dalla mia recente gitarella al Lucca Comics, e dal post della Rossa di qualche giorno fa, ho avuto una visuale. Lo so che si dice una “visione”, ma per noi che siamo dei patàca ad usare la lingua italiana, si dice “ho avuto una visuale”. Ho avuto la visuale di cosa potrebbe succedere se i cartoni animati, come li abbiamo conosciuti noi, fossero romagnoli. Io me li immagino così…

Sampei, invece di pescare delle carpe Koi grandi come tonni, smadonnerebbe al largo delle coste di Cattolica alle 2 di notte strissssiando una rete piena di paganelli che neanche presi tutti assieme dopo un’abbuffata peserebbero come metà di quella carpa. Inoltre troverebbe la rete piena di quello che comunemente viene chiamato “cefalo diesel”, una qualità di pesce del sottoordine dei ravananti, perchè ravana la merda in fondo ai moli e prende quel retrogusto a 45 ottani. Inoltre il nonno Ippei e il maestro Pyoshin sarebbero due vecchi pensionati sul molo che lo perculano quando rientra con frasi del tipo “mo s’èl quel? Un cefali? A me um pè d’l’acquadèla!” (ma cos’è quello, un cefalo? A me sembra acquadella!)

Pollon, invece che usare quella polverina che sembra talco ma non è, serve a darti l’allegria, userebbe allo stesso scopo una damigiana di Sangiovese Superiore Riserva Extra Lusso. Che non sembra talco, mo ti dà un’allegria che quando ne hai bevuta mezza, li vedi veramente i putti alati col coso di fuori. E Zeus – di origine indubbiamente forlivese – sarebbe vestito come un truzzo romagnolo, col camicione aperto e il catenone, e arriverebbe con un cocchio trainato da cavalli alati con lo spoiler e l’assetto ribassato.

Ken il guerriero al posto delle sette stelle di Hokuto avrebbe i nove colli dell’omonima corsa ciclistica. Che tra l’altro uno che si mette a far la nove colli lo sa già prima che “ti ho colpito in un punto di pressione, tra tre giorni morirai”, “mo lo so già di mio, sa vut punti di pressione, è che mi sono iscritto alla Nove Colli e tra tre giorni mi verrà l’infarto a Pieve di Rivoschio, indarlito!”

Doraemon non sarebbe goloso di dorayaki, ma mangerebbe solamente crescioni con le erbe.

Voltron non sarebbe composto da cinque leoni meccanici guidati da altrettanti fighi, ma da cinque invorniti con cinque motori, rigorosamente: un Motom 48 D del 1969, un Moto Morini Corsaro Special del 1972, una Vespa PK 50 del 1982, un Guzzi Stornello 125 del 1975 e il più sborone di tutti, un Ciao del 1973 con la marmitta Sito, il gas rapido, la miscela di tipo aeronautico e il sellone lungo che ci puoi portare anche le tipe. Per vedere come i cinque “leoni” si assemblano nel robottone totale globale basta seguirli da vicino con l’auto mentre volano via sulla prima buca della E45.

Spank al terzo “iaia bua iaia” riceverebbe in risposta un “mo stà zet un po’ boia te e che caz ad disegnator c’ut a fat invurnì c’ma la merda e brot c’ma la guèra!” (traducibile con: le associazioni animaliste mi impediscono di sopprimerti, accidempoli)

Marrabbio avrebbe una piadineria, altro che okonomiyakiya

Gem e le Holograms suonerebbero Romagna Mia vestite come Luana Babini, altro che ciuffi rosa e gonne plissettate.

Holly e Benji giocherebbero per 15 anni nelle giovanili del Cesena, per poi essere venduti alla Low Ponte alla tenera età di 47 anni. In alternativa, avrebbero potuto giocare nel Cervia quando c’era “Campioni”, con Ciccio Graziani a urlargli dietro, per poi essere dimenticati da chiunque con la stessa rapidità con cui una scoreggia evapora in una giornata ventosa

Yu-Gi-Oh sarebbe stato basato sul marafone.

Potrei andare avanti… ma mi fermo qui che se no faccio i maroni. E voialtri come li vedreste i cartoni giapponesi made in Rumagna?

(il Nero)

Articolo pubblicato sulla pagina Facebook “Sa fet a què”