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Un Paese civile fa lavorare tutti, anche i disabili

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Nell’Italia in cui ogni giorno i disabili insieme alle famiglie e alle associazioni che si occupano di disabilità lottano e lavorano per avere riconosciuti i propri diritti, accade che il Governo partorisce il decreto Milleproroghe, inserendo una disposizione che rinvia al 2018 l’entrata in vigore delle nuove norme per l’inclusione lavorativa delle persone con disabilità. Di quali norme stiamo parlando? Facciamo un passo indietro per comprendere la situazione. Nel decreto 151/2015, attuativo del Jobs Act, erano finalmente state inserite nuove norme per il collocamento mirato delle persone con disabilità: dal primo gennaio 2017 anche i datori di lavoro privati che hanno un numero di dipendenti compreso tra 15 e 35, hanno l’obbligo di assumere, anche se non si prevedono nuove assunzioni, un lavoratore disabile.

L’obbligo di assunzione, dal primo gennaio 2017, vale anche per i partiti politici, le organizzazioni sindacali e le organizzazioni che, senza scopo di lucro, operano nel campo della solidarietà sociale, dell’assistenza e della riabilitazione (anche in assenza di nuove assunzioni). Adesso il decreto Milleproroghe (approvato al Senato e ora passato all’esame della Camera) rinvia al 2018 l’entrata in vigore delle nuove norme. Il messaggio che un Paese civile dovrebbe dare è che possono lavorare tutti, anche i disabili. Un Paese civile dimostra di esserlo facendo lavorare tutti. Escludere dal lavoro le persone con disabilità è sbagliato. Questo ci riguarda tutti, perché tutti possiamo ritrovarci da un giorno all’altro con una disabilità. Ho 32 anni.

Dieci anni fa mi sono ammalato di colite ulcerosa (malattia infiammatoria cronica intestinale) e nel giro di un mese sono stato operato all’intestino e mi sono ritrovato con una disabilità fisica (una stomia). All’inizio mi sono sentito disabile, poi sono rinato piano piano e non mi sono più sentito disabile. Poi due anni fa mi sono iscritto nelle categorie protette per cercare un lavoro. Dopo due anni, oggi mi sento un po’ di nuovo disabile, perché lo Stato mi ci fa sentire. Un Paese è civile quando abbatte ogni barriera e fa lavorare tutti. Tutti possono lavorare e tutti devono avere possibilità di lavorare. Un dato su cui riflettere: una sola persona con disabilità su cinque oggi lavora.

Rodolfo Ridolfi