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Il 28 settembre 1926 moriva Angelo Masini, il ‘Tenore angelico’

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Angelo Masini nacque a Forlì il 27 novembre 1844, figlio di Stefano e Maria Zoli, a quel tempo non ancora coniugati. Secondo le leggi dello Stato pontificio, senza che padre e madre lo avessero abbandonato, il neonato fu dichiarato “esposto” a prescindere dall’effettiva notorietà dei genitori. A dicembre il piccolo fu dato in affidamento a una balia e, a febbraio dell’anno dopo, fu consegnato a Teresa Farneti, in una casa di San Martino in Strada, presso la quale visse per più di cinque anni. Il 24 ottobre 1850 fu riconsegnato ai genitori, i quali nel frattempo (5 febbraio 1848) si erano regolarmente uniti in matrimonio. Il padre, che lavorava come calzolaio, prese con sé il figlio a bottega per avviarlo al mestiere. Nonostante tutto ciò, Angelo Masini divenne indiscutibilmente uno dei massimi tenori di tutti i tempi. Questo avvenne grazie all’intervento di un’insegnante forlivese, Gilda Minguzzi, soprano a fine carriera, che gli fece scoprire la sua vocazione, strappandolo dalla strada dove il giovane Masini faceva il ciabattino col soprannome di “Turchet”. In cinque anni appena, la Minguzzi riuscì a prepararlo, trasformandolo nel grande tenore che di lì a breve avrebbe calcato i palcoscenici di mezzo mondo.
In questo periodo Masini conobbe Annunziata Clabacchi, anch’ella di modestissime origini, che sposò il 13 ottobre 1864 e dalla cui unione nacquero Francesco (1865) ed Edgardo (1870).

Angelo Masini debuttò, nell’aprile del 1868, a Finale Emilia nella “Norma” di Vincenzo Bellini. Fu poi scritturato dal celebre impresario Scalaberni, con un contratto triennale che avrebbe dovuto iniziare con “La Favorita” al Comunale di Bologna. Il giovane Masini non seppe però vincere l’emozione di trovarsi al fianco di grandi artisti e per questo venne sostituito. Sconfortato si trasferì a Milano, dove si perfezionò alla scuola del baritono Francesco Massiani che gli fece riacquistare piena fiducia nelle sue capacità. Si fece quindi notare a Bologna nel “Dom Sébastien” di Gaetano Donizetti. Nel 1874 riscosse grande successo a Firenze con l’”Aida” e l’anno seguente trionfò a Parigi, Londra e Vienna con il “Requiem” di Giuseppe Verdi nella tournée a cui prese parte. In Romagna cantò per la prima volta al Teatro Comunale di Forlì, nella primavera del 1882.

Per via della sua voce purissima fu soprannominato il “Tenore angelico”. Purtroppo non esistono registrazioni fonografiche della sua splendida voce, anche se innumerevoli testimonianze concordano nel descriverla mediamente potente ed estesa, essendo inoltre lievemente velata, riusciva ad assumere un timbro particolarmente dolce. Di lui soleva dire Giuseppe Verdi: “È la voce più divina che abbia mai sentito: è proprio come un velluto”.
Nel corso della sua lunga carriera collezionò un vastissimo repertorio di ruoli, in tutto all’incirca 107. Dalla metà degli anni Settanta dell’Ottocento in poi Masini cantò raramente in Italia. Molto ammirato universalmente, calcò i più grandi teatri del globo, dall’Europa al Sud America. In particolare in Russia fu onorato della qualifica di cantante di corte e cantò per sedici stagioni a Mosca e per ventisette a San Pietroburgo.
I primi segni del declino iniziarono a manifestarsi intorno al 1895, tuttavia Masini si esibì ancora per un decennio. Salì sul palco per l’ultima volta nel 1905 a Parigi per interpretare “Il barbiere di Siviglia” di Gioacchino Rossini. Dopo avere accumulato nel corso della sua carriera una vera e propria fortuna, amministrata con particolare attenzione, Masini si ritirò a Forlì in condizioni di grandissima agiatezza. Passionale ed emotivo sul palcoscenico, riservato e schivo nella vita privata, dedicò gli ultimi anni della sua vita ad atti benefici. Morì a Forlì il 28 settembre 1926.

Nella città natale, grazie a un suo cospicuo lascito ereditario di cui beneficiò il Comune, venne fondato l’Istituto musicale che, ancora oggi, porta il suo nome.
A Forlì, al numero 24 di via Carlo Cattaneo, si trova la casa natale di Angelo Masini. Sulla grande lapide posta sopra la porta d’ingresso si legge questa frase voluta dall’avvocato, nonché noto cultore dei musicisti romagnoli, Michele Raffaelli: IN QUESTO LUOGO DEL POPOLARE BORGO SCHIAVONIA / SULLE ALI DIVINE / DEGLI ANGELI MUSICANTI DEL MELOZZO / S’IMPERSONAVA NEL NOME DI / ANGELO MASINI / LO SPIRITO CELESTE DEL CANTO / FRA I MASSIMI TENORI DEL SUO TEMPO / VOCE SOVRANA DI PARADISIACA BELLEZZA / A IMPERITURA FAMA CONSACRATA / SULLE SCENE LIRICHE D’EUROPA E SUDAMERICA / REGALMENTE MUNIFICO ALLA CITTA’ E ALLA PATRIA / QUI NASCEVA IL 27 NOVEMBRE 1844 / I FORLIVESI / nel CLX dalla nascita
Sempre a Forlì, al numero 107 di corso della Repubblica, si trova il palazzo che fu dimora del tenore, recentemente restaurato su progetto dell’architetto Marcello Balzani. Nel 1881 Masini si trasferì in questa residenza signorile di Borgo Cotogni che comprendeva anche gli orti retrostanti. L’edificio, originariamente composto da almeno quattro case a schiera, acquisì l’attuale conformazione unitaria proprio sul finire dell’Ottocento.

La Rubrica Fatti e Misfatti di Forlì e della Romagna è a cura di Marco Viroli e Gabriele Zelli