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Situazione banche in Italia: MPS in difficoltà. E le altre?

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Il Monte Paschi di Siena è in grandissima difficoltà e il Governo studia un piano di salvataggio per evitare un effetto boomerang sia sui correntisti che sugli altri istituti di credito correlati. Ma Mps non è l’unico ad essere andato in profonda sofferenza perché, nei periodici stress test che l’Eba – ossia l’Autorità bancaria europea – somministra ai vari istituti per valutarne la tenuta in caso di ipotetici problemi, tante banche non si sono dimostrate all’altezza.

Recentemente la Bocconi, ossia l’Università privata di Milano, ha diramato l’elenco degli istituti bancari che meglio si predispongono a sopportare eventuali sofferenze senza aiuti di Stato. In questa lista delle banche virtuose rientrano Banca Farmafactoring, Mediolanum, Widiba, Fineco ma anche istituti più noti come Fideuram, Unipol Banca, Banca Generali, IBL. Non mancano, infine, alcune fra le più quotate banche on line come Chebanca!, Hello Bank, Webank e Youbanking. Completano la lista dei virtuosi anche Iwbank e Websella. Interessante per chi ha intenzione di aprire un conto seguire i consigli per trovare le migliori banche online redatti da un gruppo di esperti del settore.

Cosa succede, invece, a tutti gli altri? Come possono cautelarsi quegli istituti bancari che hanno dimostrato chiaramente di non riuscire a superare i momenti difficili senza un aiuto esterno? Per tutti questi casi, lo Stato ha due possibili soluzioni davanti a sè. La prima prevede di far rientrare la banca nella lista delle cosiddette bad bank per permettere, così, allo stesso Stato di acquistare quei crediti che sono bloccati. L’acquisto avverrà ad un prezzo ovviamente assai superiore rispetto a quelli vigenti in quel momento sul mercato, così da sbloccare la situazione difficile. La seconda soluzione, invece, prevede un diretto intervento degli azionisti dell’istituto bancario che provvedono a proprie spese ad una ricapitalizzazione della banca. Ovviamente, le due opzioni hanno un peso diverso in quanto nel primo caso è lo Stato a dover sovvenzionare l’operazione, con un naturale aggravio delle spese per i contribuenti.

Al momento, sono ancora in corso trattative per valutare l’opzione migliore da adottare. Lo Stato italiano spinge piuttosto a garantire con i suoi fondi le emissioni del debito delle banche con scadenze a lunga portata (minimo 5 anni) ma, soprattutto, a rafforzare il Fondo Atlante che dovrebbe garantire l’eventuale salvataggio delle banche europee che si trovano in difficoltà attraverso l’acquisto delle sofferenze. Bruxelles, invece, punta soprattutto a regolamentare la gestione del flusso e i procedimenti da adottare a livello centrale. Il modello che si intende perseguire è quello che è già stato in precedenza utilizzato per risolvere la crisi greca ma, ovviamente, non è esente da grandi sacrifici da parte sia dei singoli stati che degli istituti bancari stessi.

Le decisioni prese dalla Commissione Europea per salvare il Monte dei Paschi di Siena vanno proprio in questa direzione e ovviamente non trovano il favore della dirigenza di Mps, travolta da scandali e poco incline a cedere il patrimonio fin qui accumulato. Una possibile soluzione, capace di rendere meno scontenti tutti, potrebbe essere quella di elaborare una clausola alla norma attualmente in vigore e permettere, dunque, di rinvigorire gli istituti di credito con iniezioni di denaro liquido senza, però, derogare dalla raccomandazione europea secondo la quale andrebbero soprattutto colpiti i depositanti e alcune categorie specifiche di azionisti e obbligazionisti. Proprio in questa direzione è stato concepito l’articolo 32 della legge denominata Direttiva sulle Banche che permette di procedere al salvataggio di un istituto di credito senza dover necessariamente condannarlo alla chiusura, staccando la spina della liquidità.

In attesa, dunque, che Governo e Banca Centrale Europea riescano a trovare un accordo soddisfacente, proseguono le trattative serrate per salvare il Monte Paschi di Siena nella speranza che, almeno questa volta, non siano i piccoli risparmiatori a doverne fare le spese di una cattiva gestione manageriale ormai endemica.