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In tutta la Romagna fervono i preparativi per la notte del liscio

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Nel corso degli ultimi dieci anni, durante il corso delle tante iniziative che organizzo, o di cui sono protagonista, sulle tradizioni romagnole, sulla storia, sul dialetto, sulla Romagna e sui romagnoli, non ho perso occasione per ribadire che era giunto il momento di realizzare una grande manifestazione dedicata alla musica e al ballo creato e prodotto dalle nostre parti. Ebbene questo momento è arrivato con la decisione da parte di una serie di enti e associazioni, in primo luogo la Regione Emilia-Romagna con gli assessorati al turismo e alla cultura, Apt Servizi, Unione di Prodotto di Costa, le Amministrazioni comunali romagnole, di organizzare per il 23 luglio la prima edizione della Notte del Liscio, in cui l’elemento caratterizzante sarà, appunto, il ballo, anzi i balli, che da oltre 120 anni si praticano dalle nostre parti grazie agli storici compositori della musica che ha caratterizzato questa terra: valzer, polka, mazurka, detti appunto i balli romagnoli.

Balli che si praticano anche da altre parti ma in modo diverso da noi, perché dalle nostre parti vengono eseguiti sulle note di una musica ideata inizialmente da Carlo Brighi (1853-1915) e poi proseguita da altri compositori e musicisti romagnoli, in primo luogo Secondo Casadei (1906-1971), poi Ferrer Rossi (1910-1986), Romolo Zanzi (1885-1952), solo per citare quelli di cui accennerò di seguito brevemente, fra l’altro tutti validissimi violinisti. Insomma tutto ciò che oggi definiamo liscio, un termine quest’ultimo che non rende appieno la valenza storica, culturale e sociale di un fenomeno che ci ha caratterizzato e ci caratterizza anche fuori dai confini nazionali. La Notte del Liscio è stata ideata per essere un grande evento in grado di coinvolgere e mobilitare i romagnoli, ma soprattutto con una particolare attenzione nei confronti dei turisti, nelle piazze e nelle spiagge della Romagna attraverso il ballo.

La manifestazione che avrà il suo culmine nella giornata del 23 luglio, si svilupperà in tre giornate dal 21 al 23 luglio, durante le quali l’intera Romagna si caratterizzerà come luogo dove si balla, ci si diverte, anche mangiando bene, sotto il filo conduttore della nostra tradizione. Con questa azione, sostengono gli organizzatori, si intende anche avviare un’attività di comunicazione ben precisa, che vede nel “brand Romagna” il fulcro attorno al quale mettere in campo la migliore tradizione del liscio, avvalendosi di ambasciatori come possono essere le orchestre, le edizioni musicali, le scuole di ballo, e così via, traghettando il tutto verso un futuro che possa coniugare la tradizione con le band, termine di moda oggi che in ogni caso vuol dire orchestre, formate da giovani che dovranno essere capaci di innovare la tradizione stessa. Tre giorni, quindi, nei quali il liscio – e più in generale il ballo – avrà un ruolo da protagonista, ma durante i tre giorni il tutto sarà al tempo stesso palcoscenico musicale, miscellanea di incontri, dialoghi con autori, incontri di ballo.

Così come avverrà in Piazza del Popolo a Ravenna mercoledì 20 e venerdì 22 luglio, con inizio alle ore 21,00, con due manifestazioni musicali, una dedicata a Secondo Casadei e l’altra, oltre che a Casadei, dedicata anche a Carlo Brighi, Ferrer Rossi, Romolo Zanzi. Della prima denominata “La musica di Secondo Casadei” saranno protagonisti Moreno il Biondo e altri musicisti. Durante la seconda, che avrà come titolo “Aria di Romagna”, il Trio Iftode composto da Teddi Iftode (primo violino), Radu Iftode (secondo violino), Vlad Iftode (tastiere), eseguirà un concerto di musica romagnola, e non solo, con la partecipazione di chi scrive che proporrà aneddoti divertenti sulla Romagna e i romagnoli.
Ma diamo il giusto risalto a chi ha scritto a partire dall’avvio il fenomeno della musica e del ballo romagnolo. A partire da Carlo Brighi, detto Zaclén o Zaclòin, a seconda del dialetto del posto, cioè anatroccolo, soprannome che gli fu affibbiato pare per la sua andatura dinoccolata, o più propriamente dalla passione per la caccia alle anatre.

È stato un eccellente violinista e compositore popolare. Era soprattutto un trascinatore, un artista in grado di trasmettere immediatamente a chi lo ascoltava l’esplosiva vitalità che muoveva le sue dita. Nato in una famiglia contadina nella frazione di Fiumicino di Savignano sul Rubicone, è considerato il fondatore del liscio. Celebre rimane il motto “Taca Zaclén!” (Inizia Zaclén!) che viene usato ancora oggi per invitare i musicisti a cominciare a suonare. La passione del padre per il violino influenzò il giovane Carlo che iniziò a studiare da autodidatta. Durante la prima giovinezza, facendo enormi sacrifici, proseguì gli studi tanto da diventare un violinista di talento, suonò anche in orchestre dirette da Arturo Toscanini, ma preferì dedicarsi all’elaborazione e all’esecuzione di musiche che mescolavano il ballo saltato della tradizione contadina ai valzer viennesi che in quegli anni avevano fatto scoprire il ballo di coppia.

Attraverso la sua opera di composizione di ballabili e di riscrittura di celebri brani musicali, sostenuto in questo anche da un’idealità socialista che lo spingeva a dedicarsi a portare tra il popolo un moto di divertimento e di socializzazione, il musicista romagnolo operò la divulgazione, in modo estremamente creativo e del tutto originale, di un linguaggio musicale nuovo e moderno. Riuscì a raggiungere una tale popolarità che molti cittadini, venuti a sapere che avrebbe suonato con la sua orchestra in una piazza, ad una festa o in un’aia, erano pronti a percorrere decine di chilometri, anche a piedi, per assistere ai suoi virtuosismi. Lui stesso era talmente entusiasta della sua musica da rendersi disponibile tanto a partecipare a grandi concerti, con orchestre composite, quanto a girare per le piccole feste di campagna con un suo padiglione smontabile.

L’avventura umana e artistica di Carlo Brighi è legata a varie località romagnole, dalla frazione di Savignano sul Rubicone dov’è nato, a Cesena dove si è formato e ha lavorato, a Forlì dove ha ottenuto i primi successi e dov’è sepolto nel Cimitero Monumentale, a Bellaria dove visse con la famiglia e costruì il suo celebre “capannone”, in cui la gente di ogni estrazione si divertiva ballando al ritmo della sua musica. Lo si può considerare un personaggio emblematico e rappresentativo dei grandi cambiamenti epocali della cultura e del costume del nostro territorio fra Ottocento e Novecento, cambiamenti che contribuì attivamente a produrre con le sue innovative composizioni e con la sua opera di grande divulgatore. Ogni concerto che teneva era diverso dall’altro, perché Brighi poteva contare su un repertorio di oltre mille brani di sua composizione, segno di una fertilità compositiva di rara efficacia. Il Fondo Piancastelli di Forlì, detenuto dalla Biblioteca Comunale “Aurelio Saffi”, conserva 831 suoi manoscritti musicali, datati tra il 1870 e il 1915 che costituiscono la prima elaborazione della musica popolare romagnola.

Si spense il 2 novembre 1915 a Forlì. La sua orchestra passò al figlio Emilio che nel 1924 inserì nella formazione un giovane violinista di nome Secondo Casadei. Il debutto avvenne a San Martino in Villafranca dove la formazione musicale fu chiamata a suonare in occasione di una festa da ballo. “Arrivati sul posto, ha raccontato il maestro Casadei, con una grande aspettativa di gente”, che riconobbe da lontano l’automobile dei musicisti sia perché il traffico veicolare in quegli anni era pressoché inesistente, sia perché trasportavano il contrabbasso sopra all’auto legato con delle corde, “fummo accolti con un gran battimani e subito su sul palco attaccati al soffitto e incominciammo a suonare”. Dunque Secondo Casadei si può considerare in un certo senso l’erede di Carlo Brighi, nonché l’altro artefice, protagonista è interprete della musica romagnola. Fin da piccolo mostrò una spiccata passione per la musica, tanto che a 18 anni creò la sua prima composizione, “Cucù”, alla quale, nel corso della lunga carriera, durante la quale superò le difficoltà e le asprezze di alcuni periodi credendo sempre nella proposta musicale che amava, fanno seguito oltre mille polche, mazurche e valzer fra cui nel 1954 la celebre “Romagna mia”, che imparò anche Papa Wojtyla in occasione del suo viaggio in Romagna nel corso del mese di maggio di trent’anni fa. Sono inoltre caratteristici gli assoli per clarinetto in do e sax alto mi bemolle, eseguiti nel corso degli anni da virtuosi strumentisti.

Nel 1928 fondò ufficialmente l’Orchestra Casadei ed imperterrito continuò, unico in Romagna, ad eseguire anche musica tradizionale, a costo di fischi e contestazioni, nei momenti duri del dopoguerra in cui imperversavano i ritmi americani.
Secondo Casadei è stato un compositore geniale, dall’intuizione brillante e personalissima, ha lasciato un’impronta indelebile nella musica folcloristica, che in lui ha rivissuto gli accenti più autentici ed appassionati dell’anima canterina romagnola. Le sue musiche conservano intatte oggi più che mai quella freschezza, quella vivacità ed originalità che rendono assolutamente tipica ed unica la produzione di questo artista che lo scrittore e regista Leandro Castellini ha definito in un suo libro “Lo Strauss della Romagna”.

Altri protagonisti indiscussi della nostra musica sono stati Francesco Rossi, detto Ferrer, e Romolo Zanzi. Il primo, violinista, compositore, suonava anche il sax contralto, era figlio d’arte. Suo padre Guido fu un apprezzato clarinettista in do, nonché componente dell’Orchestra Casadei dal 1930 fino ai primi anni ’50. Ferrer Rossi è considerato ancora oggi uno dei massimi violinisti romagnoli del secolo scorso ed è stato anche lui un compositore prolifico di ballabili romagnoli di successo, come il “Valzer dell’usignolo”, un assolo di grande virtuosismo, unico nel suo genere.
Romolo Zanzi, autentico cultore della musica, nativo di Campiano di Ravenna, ebbe la possibilità di studiare al conservatorio. Negli anni ’20 fondò un’orchestra da ballo e con musiche da lui composte si rese celebre in tutta la Romagna con spartiti di forte carattere popolare. Come violinista suonò in diverse orchestre teatrali con le quali rappresentò spettacoli in numerose città europee. Profondamente legato alla nostra terra, alla gente semplice e umile, seppe cogliere da esse l’ispirazione per le sue migliori composizioni, come “La Barcarola”, un celebre valzer che compose nel 1927.

Gabriele Zelli